di Emanuela Filice
Credo sia giunto finalmente il momento di confrontarci su un tema di attualità che imperversa furioso nella vita di ciascuno di noi. Alcune direttamente, altre in modo trasversale, ma tutte noi ormai abbiamo a che fare con questo fenomeno sociale – parlerei addirittura di un esperimento di costume – un involucro culturale dei nostri tempi, l’estroflessione del più ampio pensiero filosofico del “mai più senza”.
Sto parlando del fenomeno del RUNNING.
Outdoor, indoor o da fermi, la corsa è un argomento che ormai riempie dibattiti, chat di gruppo e salva i matrimoni.
Ammettiamolo, chi di noi non ha sul proprio cellulare – accanto all’icona di Just Eat e di Amazon – anche quella di una fit app qualsiasi?!
Ma andiamo con ordine…

Tutto ha avuto inizio durante la pandemia.
Una pausa forzata dalla corsa quotidiana e, ancor di più, dalla necessità di rincorrere le pause dalla vita, ci ha catapultato in una bolla irreale che ha costretto molti di noi a dover rallentare talmente tanto, da non sapere esattamente cosa fare di tutto quel tempo in eccesso.
Si stava avverando, quello che ci ripetiamo almeno una volta al mese – quando il sabato non riusciamo a fare sia la manicure che il colore nelle stesse due ore, ad esempio – e che suona più o meno così “una giornata dovrebbe durare 48 ore se non di più, altro che 12 ore!”
Ed è proprio in quel frastuono di stasi emotiva e fisica, che l’uomo – inteso come essere diabolico autodistruttivo – invece di goderselo stravaccato sul divano quel tempo in eccesso, ha fatto emergere un’esigenza fino a quel momento non dico assopita, ma proprio non pervenuta: quella di fare sport ovunque e, soprattutto, all’aperto.
Dopo questa nuova necessità, le giornate del lockdown, non erano più scandite solo da lunghe file fuori dal supermercato, ma anche da gente invasata che acquistava online cani di qualsiasi razza e crono cardio con cui poter andare a correre, pagando la maggiorazione prime!
In questo contesto fuori tempo, hanno iniziato a proliferare, indisturbati, quelli che oggi chiamiamo runner e che intercettiamo a qualsiasi ora del giorno, qualsiasi percorso decidiamo di intraprendere.
E fra questi, se il runner non sei tu, di certo riconoscerai l’amica runner, quella che fino a qualche tempo fa condivideva con te le banali problematiche della dermocosmesi e che oggi riserva ogni sua energia alla corsa di Miguel.
L’ identikit dell’Amica Runner

L’ amica runner la individui subito. Intanto, perché ha un guardaroba che non passa inosservato: veste solo di giallo, verde e fucsia rigorosamente fluo!
Ma, soprattutto, è l’amica che riesce a farti sentire in colpa più della nutrizionista, perché lei la mattina, prima di fare colazione, prima di svegliare i figli, di lavarsi i denti, prima ancora di chiedere ad Alexa se pioverà, infila le scarpette magiche e va a correre !
E lo fa mentre tu stai posticipando per la terza volta la sveglia delle 7:00!
Parliamoci chiaro, l’amica runner ce l’abbiamo un po’ tutte ed è quella più odiosa del gruppo, perché dopo aver corso allegramente prima dell’alba, te la ritrovi davanti scuola perfettamente in orario con il figlio vestito e lavato, tutta truccata, pettinata e con i tacchi, mentre tu ti destreggi rovinosamente per casa tra le chiavi della macchina e il blister di moment, cercando di non fare arrivare tuo figlio in ritardo, anche oggi!
L’ amica runner la riconosci, inoltre, perché sul suo profilo Instagram non campeggiano più le sue foto al mare, sulla neve, al tramonto. No! Lei posta solo una mappa della città con i percorsi raggiunti, con tanto di traguardo settimanale e mensile (come se non fosse umiliante già solo il fatto stesso che lei corra, mentre tu friggi melanzane).
È l’amica che organizza con foga week end alla scoperta di altre città, solo per poterle correre, per poter solcare il terreno straniero in tutte le sue longitudini.
Ma è anche quella che il sabato sera viene tranquillamente a cena con tutti quanti e che, immancabilmente, al momento del dolce dice “Oddio, non posso resistere! E va be’, vorrà dire che domani mattina mi sveglierò un po’prima e farò almeno 5 km in più”. Mentre tu butti giù Amaro del Capo e sensi di colpa.
È quella che, oggettivamente, è la più in forma di tutte le amiche, ma anche la più salutista (solo da quando la corsa si è impossessata del suo corpo), la più entusiasta e la più saggia.
Il suo mantra è chiaro, “lo sport stimola la serotonina, ti senti appagata anche se non tocchi più carboidrati e non hai bisogno di finire da sola una bottiglia di Barolo per vedere il mondo a colori. In tutto questo, il matrimonio ne beneficia grandemente perché la serotonina, si sa, amplifica anche i livelli di tolleranza al fastidio”.
E solitamente conclude con “devi assolutamente iniziare anche tu”.
Iniziare, capite?! Eh sì, perché quello del runner è proprio uno stile di vita che impone una vera e propria iniziazione che solitamente è figlia di un’illuminazione, di una geometria astrale, di una nuova progettualità manifesta. Oppure, come nel mio caso, di dieci chili di troppo.
Diventiamo amiche di running?
E così, mie care amiche, che in un banale fine settimana, mi sono convinta che forse un po’ di attività fisica – unitamente a un regime alimentare equilibrato (da fame) e a qualche seduta di criolipolisi – sarebbe stata utile per raggiungere il doppio obiettivo: “meno dieci” e “tolleranza cento”.
Senza nemmeno accorgermene, da un giorno all’altro, mi sono ritrovata in un negozio specializzato a scegliere tra vari modelli di leggings fitness e tra un top contenitivo verde e uno nero a righe giallo, rigorosamente fluo, strizzando l’occhio al materiale tecnico sportivo antisudore. La mia scelta è andata sulla linea #nevergiveup di The Goose Club, conoscendomi mi sembrava giusto evitare qualsiasi possibilità di fallire…
Già che c’ero ho pure ordinato il porta tappetino fitness personalizzato, perché con un nuovo equipment mi sento decisamente più credibile!
Ho iniziato dapprima a camminare timidamente su un tapis roulant – con la stessa disinvoltura con la quale un lottatore di sumo eseguirebbe in sequenza dei pas de bourrée – e dopo appena 12 mesi di misticismo cosmico, mi sono ritrovata a sgambettare allegramente vestita da ape Maya, con lo sguardo orgoglioso a guardare l’infinito e ad ascoltare sempre la stessa play list gratuita di Spotify.
Insomma, dopo aver evitato il più possibile la corsa e tutte le sue sfaccettature, mi sono omologata ai tempi e alle mode e, come nei finali più banali, adesso l’amica runner, sono io!
P.s. Ovviamente, con il Barolo ho smesso. Il Ciliegiolo è un’ottima scoperta.
Ascolta la puntata del Podcast “Chiedo per un’amica” dedicata a : Come rimettersi in forma dopo i 40 anni