Indicazioni e consigli per gestire e curare il tradimento.
di Emanuela Filice
Quando arriva il mese di febbraio e iniziano le pubblicità dei cioccolatini a forma di cuore, non posso non pensare a chi di voi è costretto, invece, a fare i conti con quella malattia autoimmune di cui quasi tutti sono portatori sani e di cui non è stato ancora inventato alcun vaccino.
Sto parlando delle più comuni corna, ricondotte figurativamente fin dall’antichità a delle estroflessioni ramificate, portate con più o meno dignità fin dalla notte dei tempi e della cui origine si sa molto poco, al contrario dei sintomi che sono invece riconoscibilissimi senza distinzioni di sesso, razza, genere o età.
I sintomi delle corna

Le megalocornas, provenienti dalla famiglia dei più comuni bacilli “a chi tocca non s’ingrugna”, sono fenomeni endogeni democratici, cui nessuno è immune, tranne la sottoscritta.
Ciononostante, la conoscenza globale della predetta patologia, è talmente radicata, che posso scriverne con una certa compiutezza ponendo la mia attenzione, non tanto alle cause, quanto alle reazioni locali e sistemiche che si manifestano in coloro che le contraggono con cognizione.
Assimilabili per banalità al comune raffreddore, si dissociano da questo poiché, mentre il raffreddore si manifesta con starnuti, costipazione, tosse e rinorrea – a prescindere dalla consapevolezza di aver contratto un virus – gli effetti delle ramificatae terribiliis, invece, sono strettamente legati a un solo fattore: quello di aver scoperto di averle. Punto.
In realtà, i primi timidi effetti iniziano già nel periodo di incubazione, ma bisogna attendere che i tempi di manifestazione maturino per poter parlare davvero di corna conclamate.
E solo allora, che la magnificenza del genere umano si svela in tutto il suo potenziale.
La patologia del tradimento
Per capire davvero la personalità di un individuo, infatti, si deve tener conto della reazione fisica e psichica che si assume a corna scoperte.
È un tipico caso, quest’ultimo, di cui tutti sono bravi a parlare, a intrattenere tavole rotonde, cabine di regia, consigli degli esperti senza, tuttavia, conoscere davvero l’argomento. Un po’ come si fa quando si discute dell’origine della ricetta della parmigiana di melanzane. Finché non ti trovi davanti a un siciliano, a un calabrese o a un napoletano, pensi davvero di saperla cucinare anche tu.
Ma se la patologia è di quelle comuni e banali, lo stesso non si può dire della modalità di reazione di ciascun essere umano, e di noi donne in particolare, a malattia conclamata.

Nella mia esistenza, pur non avendo mai indossato le amiche ramificate, le ho comunque vissute da vicino e posso sancire con una certa competenza, che gli schemi per reagire all’incresciosa esperienza sono vari, ma sono tutti riconducibili a due macroaree di donne:
- coloro che indossano le corna ma non dismettono la dignità
- quelle che non accettano le corna, ma vorrebbero accéttare l’ex.
Al primo gruppo appartiene la donna “io ce la farò”.
La riconosci facilmente. Al netto della prima settimana post corna in cui deve dissimulare indifferenza e distacco dalla mediocrità del mondo maschile, è quella con la ricrescita incipiente un po’ ovunque, perché “da oggi in poi, se mai e dico SE mi capiterà di aprirmi di nuovo a qualcuno, voglio essere amata esattamente per come sono davvero”.
Nel frattempo, però, va avanti con sguardo fiero, consapevole del fatto suo. In particolare, sa che nessun’altra gli potrà dare lo stesso regime alimentare ipercalorico con il quale lo ha nutrito negli ultimi anni, e questo basta per dedicarsi al nuovo hobby del bricolage.
Costei, non porta rancore. Capisce che la vita è una roulette russa e, nell’augurarsi timidamente che presto gli arrivi un colpo vero anche a lui, parla con le amiche con tono calmo ma mai rassegnato. In fondo, ha un lavoro, una casa, delle amiche sincere, e Fuffy, il suo nuovo gatto che mai e poi mai la tradirà perché si sa, “gli animali sono molto meglio degli uomini”.
Il secondo gruppo è capitanato dalla donna “ovunque sarai, io ci sarò”.
Che non è l’ultima dedica romantica, bensì un vero e proprio anatema.
Questa donna, a differenza della prima, è dotata di maggiore senso artistico e minor senso critico. Ella, si aggira indisturbata di notte con il solo scopo di vendicarsi del tradimento subito. Al diavolo i perché, i per come, con chi, dove. L’ unica cosa che conta è trovare ogni possibile occasione per ricordargli che ha sbagliano donna da tradire e che se ne pentirà.
A nulla valgono i consigli delle amiche volti a farla desistere dal criminoso disegno diabolico; nemmeno ricordarle che lei stessa aveva tradito a sua volta anni prima, serve a contenere la rabbia.
Ed ecco che si accanisce sui social raccontando aneddoti intimi come quella volta che lo ha accompagnato dal dermatologo per l’iperidrosi corporea (mai del tutto passata); su whatsapp inserendo foto di discutibile gusto e politicamente scorrette, come quando si è travestito da Ape Maia per un gioco erotico; sulla portiera dell’auto lasciando l’inconfondibile B di bastardo.
Il loro cane è merce di scambio e oggetto di riscatto economico. Obnubilata dall’affronto, non lascia nulla di intentato, senza esclusioni di colpi urla la propria rabbia su un cartellone pubblicitario davanti al suo ufficio sperando in un licenziamento in tronco per giustificato motivo oggettivo: è un traditore!
Il tradimento: effetti collaterali e come curarlo
Insomma, qual che sia la reazione al tradimento, sta di fatto che da sempre la stessa è oggetto di ispirazione per artisti, scrittori e cantautori. Del tradimento si è decantato da sempre e ancora oggi, nella fluidità dei tempi che scorrono declinati nella loro originalità, la sofferenza per il tradimento subito mantiene il fascino della tradizione.
Non si assopisce dinanzi alla modernità della coppia, non si arrende ai tempi ostili per le unioni; non piega la testa nemmeno quando dissimula versatilità degli impulsi. Il tradimento subito, mantiene forte il sentimento inesorabile, implacabile, severo di chi non perdona. Nemmeno quando tutto parrebbe volgere a suo favore; nemmeno quando gli eventi darebbero ragione allo spietato finale. Il tradimento non ammette giustificazioni né attenuanti, nemmeno quando è posto in essere per legittima difesa.
Convincersi che tutto andrà bene anche senza di lui, al pari del desiderio distruttivo che pervade insaziabile la mente sono, infatti, eccessi che rappresentano reazioni autentiche alla più primitiva delle sofferenze.
E cosa ne posso sapere io se non ho mai “contratto” le corna?! Be’, in fin dei conti le corna sono solo uno dei molti effetti collaterali della patologia “tradimento”.
Che sia di pieno controllo sulla propria vita o di deflagrazione totale, il tradimento di un amore, di un’amicizia, di un sogno è sempre una ferita da curare, senza cerotti, ma innanzitutto con il tempo (e un po’ di vino).
Approfitto dello spazio concesso per diffidare ex e sedicenti tali a dichiarare in questa sede corna mai scoperte. Perché, ricordate, le corna seguono un decorso di guarigione, gli anatemi MAI!