Dove sono finiti i segreti del diario di scuola? Oggi sappiamo tutto con il registro elettronico. Riflessioni di genitori moderni.
di Emanuela Filice
Care Amiche di Smalto, è da un po’ di tempo che sono pervasa da una sensazione di inquietudine, di quelle condizioni che ti fanno vivere sempre come se fossi in attesa di una brutta notizia, per intenderci. E, finalmente, dopo tanto riflettere, sono riuscita a dare un nome a tutto questo: REGISTRO ELETTRONICO.
Non so quante di voi sanno di cosa io stia parlando e, quindi, per quelle più fortunate, procederò con una sintesi: il registro elettronico è quell’aggeggio virtuale, inserito nel nostro cellulare con artificio e raggiro, volto a ricordarci che abbiamo dei figli, che sono scolarizzati e che hanno dei compiti da fare.
Le più ottimiste, mi chiederanno: “E, quindi! Cosa c’è di strano?!”.
Scherzate!? Intanto, il registro elettronico, è un oggetto diseducativo, perché assurge a legittimare il ruolo di spia, e anche della peggiore specie, visto che riferisce anche quello che non avremmo mai dovuto, né voluto sapere.
Inoltre è pari alla tortura della goccia cinese, perchè il registro elettronico non ti molla mai. Sta con te sempre, da quando la mattina sottoscrivi l’autocertificazione anti COVID, fino alla sera, quando prendi visione dell’ennesimo documento pubblicato in Bacheca, con il nome di tuo figlio, giusto per farti andare a letto tranquilla.
Il registro elettronico, è grande come l’amore di una madre, si moltiplica a seconda dei figli che hai. Così per me che ne ho tre, questa convivenza virtuale sta diventando un vero rapporto tossico, di cui devo liberarmi al più presto.
Capisco di dare una grande delusione alle amiche dedite all’attività di spionaggio in incognita, ma a me non interessa nulla se i miei figli entrano in seconda ora o non entrano affatto. Insomma, saranno affari loro. Avranno avuto di meglio da fare. E, in ogni caso, non voglio saperlo. Un allert di questo tipo, che si attiva ancor prima di iniziare la giornata lavorativa, mi provoca un colpo apoplettico a cui, non solo devo reagire energicamente, me devo anche verificarne la veridicità attivando, nel caso, tutta una serie di ipotesi coercitive e punitive, che mi portano via tempo e salute mentale nel weekend.
Peraltro, trovo questa attività informativa, assolutamente discriminatoria verso la nostra generazione di genitori, considerando che i nostri di genitori, assolutamente ignari della eventuale presenza o meno a scuola di noi figli, vivevano molto più serenamente e, quindi, soffrivano meno di ipertensione e fame nervosa, ed erano più magri.
Senza contare che, questa diabolica app, è anche responsabile di false e pretestuose notifiche, che sono inviate tutte le volte che l’assenza comminata all’ora esatta, non viene poi sostituita in caso di mero e innocente ritardo, dovuto ad una sosta prolungata al bar sotto scuola.
Con la conseguenza che, mentre te lo immagini già a vagare nei sobborghi della periferia a spacciare carte Pokemon, il nostro pargolo è serenamente accasciato sulla sedia in classe a riflettere sull’ingiustizia dell’orario scolastico mattutino. Vi rendete conto?
Ma poi, dico io, quand’anche volesse non andare a scuola, ma chi sono io per doverne esserne al corrente. “La madre!”, potreste rispondermi. Ecco, pur essendo questo un punto di vista interessante, credo non sia sufficiente. Si potrebbe pensare, ad esempio, ad una sospensione della potestà genitoriale dalle 8 alle 16, orario anche di apertura degli uffici amministrativi, quindi, pubblicamente tollerato.
Ma, se questa argomentazione la trovaste troppo pretestuosa e cinica, allora vorrei sottolineare, l’ulteriore pessima abitudine della diabolica app di ricordarci i compiti da fare. Questo accade dalle 5 alle 6 volte al giorno, e comunque ogni volta che il professore si ricorda di inserire questo grave fardello, a carico dei nostri giovani. Così, se al simpatico docente, viene in mente un compito da affidare alla sua classe dopo aver visto C’è Posta per Te, la notifica arriva a noi, anche di sabato sera.
Ancora, c’è da dire, che tutto questo notificare è spoetizzante assai, e priva di ogni sano stupore la vita di noi genitori. E sì, perché, ormai non è più nulla una sorpresa. Pensate ad esempio ai voti. Parliamoci chiaro, quanto era bello tornare a casa e spiattellare quell’insperato otto, da cui poi si poteva chiede una proroga sul rientro dopo la festa a cui eri invitata nel weekend. E quanto era bello tornare a casa e con disinvoltura nascondere il 4, per cui si andava ugualmente alla festa nel weekend?! Adesso, questi nostri poveretti figli, non possono nasconderci proprio nulla.
È tutto tracciato, tutto comunicato, tutto scontato, tutto anticipato, in una bulimia di informazioni che, il più delle volte, toglie invece di dare.
A noi genitori, ad esempio, toglie il piacere di fingere di non sapere (attività in cui mia madre era cintura nera), per poi usare l’informazione con effetto sorpresa contro gli ignari minori, con quella sadica e autentica invettiva di creare punizioni estemporanee.
E invece no, dobbiamo sempre stare sul pezzo, aggiornate al minuto, con la mesta consapevolezza di chi sa già tutto.
Ed è inutile scappare, far finta di non aver letto o di non saper leggere, perché la richiesta “presa visione” è sempre in agguato e, attenzione, se non la flagghiamo subito, quelli passibili di nota da parte del professore di turno, saremo anche noi!