di Emanuela Filice
Care Amiche Di Smalto, se avete meno di 90 e più di 37, almeno una volta nella vita avrete di certo sofferto di alcuni fastidi che, nonostante i passi enormi fatti dalla medicina in questo secolo, non hanno ancora trovato una pronta e auspicabile cura, come ad esempio: il reflusso gastroesofageo da anticipo saldi e pre tredicesima; la pitiriasi rosea di Gibert da parcheggio impossibile sul Lungotevere Flaminio quando gioca la Roma e la gelosia da “etichetta” per la ex del tuo fidanzato. Patologia quest’ultima che affligge in particolare la sottoscritta e si manifesta con più insistenza, attraverso rush cutanei e ipersensibilità, soprattutto nel periodo premestruale. Ma andiamo con ordine.
Ognuna di noi, non neghiamolo, già all’inizio di una relazione, deve scontrarsi con quella cosa strana, che ha a che fare con la ex fidanzata. Cioè, non ci sarebbe niente di male se questo ologramma si dissolvesse alla stessa velocità con il quale scompare dalla memoria collettiva l’ultimo tronista di Uomini e Donne con l’inizio di Temptation Island.
Ma la realtà non regala quasi mai questo lieto fine e così, prima di rassegnarci alla sua esistenza – un po’ come è successo a Guccini con Sfera Ebbasta – cerchiamo di affrontare l’avversario e solitamente lo facciamo in tre fasi.
FASE 1: si reagisce con fiera indifferenza alle prime timide avvisaglie di ménage à trois, fatte, tra l’altro, di telefonate inutili simili solo a quelle che vogliono piazzarti l’imperdibile pacchetto Adsl più telefonate illimitate più schiaccia patate silenzioso, senza iva e costi aggiunti. Eh sì, care mie, perché la ex ha fiuto. Non appena il suo ex si ricongiunge, lei irrompe, proprio come il pop up di Airbnb su Facebook o lo spot di Dzon su Igpdecaux della metro A, per dire. Ovviamente se la ex è, altresì, la madre dei figli del tuo attuale fidanzato, è più probabile pensare ai primi mesi di relazione come ad una spirale emozionale pari solo alla preospedalizzazione per smussare l’alluce valgo. Ma nonostante questo, rimane ancora in noi un certo sorriso indomito e, saltuariamente, accarezziamo addirittura l’idea che, prima o poi, trascorreremo tutti insieme anche qualche festa comandata.
FASE 2: l’auspicio della dissolvenza è ormai un miraggio, anzi, ci rendiamo conto che ella (la ex), si muove indisturbata per la città. Insomma, arriva quel momento in cui dobbiamo far pace con l’ idea che anche lei respira, vive e va in palestra (inutilmente, ovvio).
In questa fase, abbandoniamo il laconico sorriso per un più imperante ghigno che compare come un tic, ogni volta che viene sfiorato il dittongo ex. Fosse anche solo se distrattamente si pronunciano le parole excalibur, extansion, extrasistole, exit poll e similari, ma sempre con extrema classe.
FASE 3: è quella dell’ attivismo estremista, tolleranza zero. Non ci rassegnamo all’idea che il nostro uomo abbia condiviso la moka della Bialetti, la schiuma da barba e la tessera Carrefour con una donna che non fosse la zia zitella o la suora del catechismo della prima comunione, e iniziamo ad attivare tutti i riti propiziatori affinchè la ex sia raggiunta da un ordine di servizio per un imminente trasferimento aziendale in Burkina Faso o folgorata da una vocazione che la costringa alla clausura perpetua.
Anticipo che nulla di tutto questo accade di solito. Lei, la ex, vaga indisturbata per il mondo, nessun provvedimento restrittivo a suo carico, nessuna taglia per la sua cattura, nessuna espulsione dal territorio, nessun blocco nelle acque continentali, nessuna votazione stile brexit per uscire dall’unione, insomma.
Sul tuo volto, invece, compare un forte senso di ingiustizia, che rappresenti – alla prima occasione, senza discrezione e indistintamente – alla cassiera del supermercato, all’ufficiale giudiziario, al rappresentante del Folletto, al dog sitter del vicino.
Ed è proprio a questo punto che, solitamente, si inserisce l’amica saggia, quella che ti impone finalmente una riflessione matura e disinteressata che tuona più o meno così, “Non mi dire che avresti voluto incontrare uno senza un passato, senza una ex, senza alcun tipo di esperienza prima di teeeee?!”.
Be’, a questa serie infinita di domande ovvie, mi sento di dare una risposta pacata, banale e sintetica. Si, assolutamente si!!!!!!!!
Avrei voluto che prima di me fosse stato un monaco buddista , che mi avesse incontrato in stazione casualmente al rientro dai suoi 7 anni in Tibet dopo aver trascorso quelli precedenti nei boschi come San Francesco a parlare ai passeri. Che mi avesse riconosciuta al mercato dopo un semi coma sentimentale post caduta dal seggiolone, mentre entrambi compriamo della coda da fare alla vaccinara e un chilo di trippa per il pranzo della domenica. Chiaro, no?!
E sì, vorrei non avesse avuto una ex. Che minchia significa “in fondo è passato“?!?Anche Brasile-Italia del 94 è storia, ma non per questo rosichiamo di meno oggi, no?!?!?
La verità, care amiche di smalto, è che alla fine di tutto questo, ho capito che combattere la ex è una battaglia defaticante e inutile. Tanto vale rassegnarsi alla sua presenza. Tanto vale, non dico volerle bene, ma affezionarsi alla ex. Un po’ come ci si affeziona a quel brufolo che ciclicamente spunta nella narice destra, avete presente?!
Puoi usare le creme più intossicanti acquistate sottobanco, invocare tutto il calendario pagano e sperare in una magia, spremerci dentro l’intero tubetto di dentifricio al bicarbonato e carbone mischiato a quello di Gentalyn tanto lui, il fastidiosissimo, prima o poi, rispunterà sempre fuori. Proprio come la sua ex.
P.s. Ogni riferimento a fatti, cose o persone è puramente casuale.
di Emanuela Filice
