Alla fine chiamiamo sempre la mamma ma i papà sono nei nostri cuori e sono gli uomini della nostra vita.
Festa del papà: il mio super papà
I grandi amori della mia vita sono due uomini, i miei papà: quello da cui sono nata e il padre dei miei figli. Sono due uomini apparentemente diversi, di due generazioni diverse e non è poco, ma entrambi hanno un’importanza fondamentale nella mia vita di donna e madre.
Il mio papà mi chiama “pussy” e io lo chiamo “papy“.
Un giorno mi chiese di scegliere tra papà, babbo (sono napoletana eh!) oppure papy. All’epoca le “papy girls” ancora non erano nate (letteralmente) e così tutta la mia tenerezza verso mio padre la racchiusi in “papy”.

Da piccola non facevo grandi cose, ma ricordo perfettamente quando mio papà mi ha insegnato ad andare in bicicletta, mi ha insegnato con scarsi risultati le tabelline, quando mi portava al parco, ma più di tutto ricordo gli esperimenti nel suo studio accanto la mia cameretta.
È sempre stato amante dell’elettronica e quello studio sembrava il laboratorio di “ritorno al futuro“, pieno di circuiti, pezzi non assemblati di computer e quel Commodor 64 che mi guardava e che era riuscito a far parlare come “HAL” di 2001 Odissea nello Spazio. Diceva con voce cavernosa: “Ciao sono Lucio”.

E poi la sua grande passione per la fotografia, con l’unico bagno della casa impraticabile per ore, quando creava la camera oscura per sviluppare le fotografie.
Attraverso le sue passioni ho sviluppato le mie. Tutta la mia anima creativa la devo a lui.
Non credo abbia mai fatto nulla con l’intenzione di “fare una cosa da padre”. Mi ha solo coinvolto nella sua vita, nelle sue passioni ed è stato il modo più bello e autentico per sentire un padre vicino. E questa vicinanza mi ha reso forte come donna, perchè quando mi è servita una certezza, un punto di riferimento anche verso gli uomini, avevo il mio papà come esempio e come roccia indistruttibile sul quale poter contare.
Il papà DJ
Il secondo papà che adoro è il padre dei miei figli. Non lo chiamo mai papà però, per me è solo Guido, mio marito. La parola “papà” risuona con dolcezza in casa da Giorgio e Sofia che lo guardano come una divinità.
Guido è decisamente un papà speciale che di giorno è un brillante avvocato e a volte di notte si trasforma in DJ.
Non è facile oggi essere papà: mentre il ruolo materno è abbastanza definito, certamente con le dovute sfumature generazionali, credo che i papà mettano sempre in discussione la loro figura, per il confronto con la figura paterna di un tempo, quella severa, più taciturna, con papà sempre impegnati con il lavoro e non tutti coinvolgenti come il mio.
Riconosco ai “papà moderni” la grande volontà di parlare di più con i figli, di stargli accanto, di giocare e di essere meno distratti.
La figura paterna è cruciale per i bambini e lo vedo proprio con i nostri figli. A cominciare da Sofia che se da una parte ha bisogno di un confronto con me, cerca contemporaneamente lo sguardo del padre, che un giorno la renderà sicura della sua femminilità nascente, del suo carattere unico e fortemente personale.
Lo vedo con Giorgio, che mette a dura prova la pazienza del papà, cerca in lui delle certezze sulle quali costruire la sua personalità, distinguere le cose buone da quelle cattive, vede il complice ma anche colui che potrebbe punirlo, ma soprattutto cerca il suo supereroe.
I papà con la loro presenza, fatta di gesti, parole e sguardi, trasmettono ai figli quella fiducia in se stessi che è indispensabile per affrontare la vita.