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Stai visitando Home » Perché la dieta è diventata uno status sociale che ci ossessiona
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Perché la dieta è diventata uno status sociale che ci ossessiona

Emanuela FiliceBy Emanuela FiliceOttobre 28, 2021Updated:Ottobre 28, 2021Nessun commento7 Mins Read

Riflessioni di una No-Dietax per fuggire dalle convezioni sociali legate alla dieta e cercare di vivere più serene.

Non so voi, ma da quando ho superato gli anta ho avuto due pensieri fissi. Il primo, è di aver superato gli anta (brillantemente a dire la verità), il secondo è che dovevo iniziare una dieta.

Se anche voi come me siete vittime di queste due condizioni di ingiustizia sociale, alla fine di questo scritto, potrete agevolmente comprendere la mia attuale condizione di convinta NO-DIETAX.

Premetto che prima di affacciarmi su questa parabola discendente della mia vita, facevo parte dell’esclusivo gruppo di donne che mangiavano a gargarozzo la qualsiasi, in modo sfacciato e prive di freni inibitori, per poi dichiarare laconicamente “dici che sono tanto magra?! Davvero?! Eppure ti assicuro che mangio tutto e mangio sempre e se ti dico sempre devi credermi, eh?!”. Ecco, alla luce di trent’anni trascorsi a denunciare Big Mac senza pudore, credo di aver subito l’esecutività della legge del contrappasso, per cui adesso, anche se mangio una nocciolina, sembro la Ferragni incinta del nono mese e sono circondata da odiosissime donne alte, secche e risolte che però, ho scoperto, sono depositarie di un segreto. Esse sono a DIETA.

Bene, mi son detta un giorno, se ci riuscite voi allora anche io sarò una portatrice sana di dieta. Basta solo capire quale…

Ammetto che all’inizio ho avuto un approccio semplicistico della questione che più o meno si risolveva nel seguente sillogismo, “abbasso la panza, abbasso i carboidrati” che, tuttavia, sul lungo periodo si è dimostrato fallimentare soprattutto quando non mangiavo più 150 gr di pasta ma solo un panino con porchetta à porter, et voilà.

Foto di iniziare una dieta

Ci sono voluti +10 kg sulla bilancia per convincermi che ‘sta storia della dieta non era affatto banale come le amiche secche volevano farmi credere. Ed è così che è iniziata la mia traversata in solitaria nel mare magnum delle diete, dal quale sono riemersa solo di recente boicottando alcune convinzioni.

1. Diffidate di chi sostiene che non segue affatto una dieta, piuttosto un “regime alimentare”.
È un inganno in autotutela, non cascateci. Del resto basta sbirciare il capitolo “colazione” che prevede: un caffè o un tè senza zucchero o un cucchiaino di proteine in polvere o 1 fetta biscottata integrale con un velo (pietoso) di marmellata o 4 biscotti da acquistare come presidio medico chirurgico in farmacia alla modica cifra di 20 euro cadauno o un pancake proteico casalingo con pochi ingredienti semplicissimi da amalgamare con scioltezza e disinvoltura se ti svegli alle 5 del mattino o in alternativa uno yogurt greco rigorosamente 0%… dicevo, basterebbe già questo incipit per capire che non so se alimentare, ma di regime certamente si tratta.

2. La dieta mediterranea è la migliore di tutte perché puoi mangiare di tutto un po’. E vi sembra una cosa onesta?! Il problema mie care adepte della dieta mediterranea non è se potere mangiare la pasta e bere il vino, ma è nella quantità. Mangiarne un po’, ovvero 40 gr d pasta condita con olio evo e bere mezzo bicchiere di vino al mese, non ha nulla di assonante con l’ideale culinario mediterraneo. È una tortura medioevale, punto.

3. La vera svolta sta nel digiuno intermittente. Che detto così non sarebbe nemmeno male come genialata. Insomma, mi sfondo di cibo serenamente e una volta a settimana sto buona buonina. E invece no, il digiuno intermittente è un digiuno serale tra un digiuno diurno e l’altro. È tutta qui la fregatura.

4. Per perdere 20 kg al mese devi andare di chetogenica per forza. Ovvero devi abolire non solo i carboidrati che frequenti da quando hai emesso il tuo primo vagito sulla terra, ma anche tutti quelli che non pensavi esistessero e che comunque mai e poi mai avresti annoverato tra i carboidrati (come mela, melone, anguria e fragola, ma vi rendere conto?!) e che improvvisamente si rivelano tali, ingannevoli e nemici dell’equilibrio psico-fisico. C’è da aggiungere che l’inganno si perpetra con destrezza poiché davvero si perdono tanti chili. Tuttavia, quando poi ti ritrovi al cocktail per il pensionamento del tuo collega e mangi una pizzetta giusto per cortesia, i 20 kg persi tornano in te come uno tsunami senza preavviso, proprio come erano arrivati appena spente le candeline degli anta.

P.s. per i più sovversivi segnalo la Tisanoreica, una chetogenica per tipi green.

5. Si perdono chili in un arco temporale più lungo ma definitivamente – come la coerenza per alcuni politici – se sposi la religione della dieta a zona. Questa teoria si basa sulla seguente stringa numerica 40-30-30 secondo cui tutti i pasti, dalla colazione allo spuntino di mezzanotte, devono avere un apporto di calorie provenienti per il 40% da carboidrati, 30% dalle proteine e 30% dai grassi.
Per rispettare la predetta proporzione, basta avere sempre con sé una bilancia, che ci vuole. Ovviamente, l’approssimazione non è consentita né tollerata con la conseguenza che se per una volta applichi il 40-40-30 sei fregata a vita e i numeri al massimo te li potrai giocare a lotto. Sappiatelo.

Insomma, ammetto che negli ultimi tempi ho saltellato qua e là per tutte queste iniziative salutiste e, abbandonandole di volta in volta, ho sempre pensato che il tradimento mi avrebbe comportato almeno sette anni di sfiga, ma i morsi della fame erano maggiori di quelli del rimpianto e non ho proseguito.

Parliamoci chiaro, non so voi, ma a parte il primo giorno di entusiastico masochismo – pari a quello che si vive la prima settimana di siglitudine dopo un lungo rapporto tossico – io vengo sistematicamente colta da attacchi di ansia e tachicardia al solo pensiero di poter bere solo mezzo bicchiere di vino rosso a settimana. E nemmeno l’immaginario di una taglia 40 nel mio guardaroba riesce a scardinare in me l’atavica convinzione inculcatami da mia nonna per cui il vino fa sangue. Se poi avete una suocera che la domenica propina l’archetipo del timballo di anelletti con le melanzane come mai nessuno è riuscito a eguagliare, comprenderete che preferisco subire l’anatema chetogenico a vita. Inizio a contare i giorni e le ore che mi separano dal “pasto libero” e quando arriva la sera del sabato, alla sola vista di una pizza ho il volto illuminato come quello della pastorella di Lourdes.

Foto di dieta

Insomma, dopo lunghe riflessioni e autorevoli studi di settore, notoriamente rinvenibili solo nel sottobosco del web, ho deciso di non piegarmi a questo regime dittatoriale che vuole farci credere che si ingrassa sol perché si mangiano carboidrati complessi con aggiunta di zuccheri semplici senza moderazione.

Credo, piuttosto, ci siano delle dinamiche mondiali a noi sconosciute, che vorrebbero vederci tutte secche e triste per minare la serenità geo-politica della galassia, e questo a beneficio delle dittature economiche della dermo-cosmesi e annientare così il genere umano in sovrappeso, complice della egemonia finanziaria delle multinazionali farmaceutiche.

E così, in virtù delle sopra sciorinate riflessioni, ho deciso definitivamente di avvicinarmi a passi timidi ma decisi, verso il mondo della medicina e chirurgia estetica.

Ovviamente, vi terrò aggiornate ma, nel frattempo, non lasciatevi convincere dai media corrotti e, a chi insiste per una vostra conversione in nome di una presunta immunità di grasso, ricordate il detto sempre attuale “armiamoci e…digiunate!”

E voi amiche cosa ne pensate? Vi aspetto nei commenti….

di Emanuela Filice

Leggi anche:
La dieta dopo i 40 anni

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