La moda sostenibile è la vera sfida del futuro ma che già è in atto.
L’ industria del fashion infatti, continua a dare priorità alla sostenibilità e a 360 gradi: dai processi di produzione ai tessuti fino al reciclaggio delle materie, passando anche per nuovi modelli di consumo consapevole.
La moda inquina sì, ma è anche uno dei settori a più alto tasso di innovazione, grazie all’incontro sempre più proficuo tra ricerca scientifica e trasformazione aziendale. A partire ad esempio dalla ricerca sui materiali.
Puntare sulla Moda sostenibile e green significa produrre con fibre naturali attraverso una filiera protetta, volta a minimizzare gli sprechi, l’inquinamento e lo sfruttamento dei lavoratori.
Tutto quello che c’è da sapere sui fattori più decisivi della moda sostenibile.
Moda Green: I tessuti più sostenibili

Cominciamo dalla materia prima, dunque dai tessuti.
Spesso siamo portati a pensare che i tessuti naturali, come cotone, lino, canapa, denim) o animali (lana, seta, pelle), siano quelli più sostenibili dal punto di vista ambientale perché sono “naturali” e, in larga misura, biodegradabili. Invece i sintetici – nylon, poliestere, PVC, elastan – sono considerati più inquinanti, perché ottenuti da polimeri del petrolio.
Per quanto riguarda le fibre artificiali, come la viscosa (derivata dalla lavorazione della cellulosa del legno), vengono spesso assimilate alle fibre sintetiche.
Ma per definire la sostenibilità di un prodotto, bisogna considerare il suo impatto lungo tutto il ciclo di vita, attraverso una metodologia standardizzata chiamata Life Cycle Assessment (LCA). Valuta il ciclo di vita di un prodotto o servizio, in questo caso l’abbigliamento, da come si ottiene la materia prima, a tutte le fasi successive, siano esse di tessuto sintetico o naturale.
Per guidare i consumatori nelle loro scelte più sostenibili, Altroconsumo ha condotto un’indagine su 18 materiali tessili utilizzati nell’industria dell’abbigliamento. Tra i tanti indicatori di impatto ambientale, 5 sono più importanti, in quanto insieme rappresentano il 70% degli impatti totali: l’incidenza sul riscaldamento globale, il grado di tossicità per l’uomo, il consumo di suolo, l’uso di risorse non rinnovabili e il consumo.
Dall’indagine è emerso che:
I capi con tessuti sintetici registrano le migliori performance ambientali. Tra questi, il più sostenibile è il nylon, in particolare quello riciclato al 100%, considerato come termine di paragone per calcolare quanto tempo e quante volte in più i capi ottenuti con altri materiali devono essere usati per ottenere lo stesso punteggio in sostenibilità.
La pelle naturale è il materiale con le maggiori ripercussioni per il pianeta, perché il suo ciclo di vita ha forti ricadute su tutti e 5 i maggiori indicatori di impatto.
Per quanto riguarda i tessuti naturali, nel confronto tra cotone biologico e denim e le loro controparti convenzionali, i primi sono molto più sostenibili. Resta il fatto che i materiali naturali sono pesantemente penalizzati dalla LCA: dopo la pelle, sono in ordine seta, lana, cotone, denim, tela (un cotone più resistente), lino e canapa per imporre all’ambiente i costi più elevati.
Detto ciò, questa analisi non dovrebbe orientarci ad acquistare capi in nylon e poliestere a spese di lana, seta o cotone. La conoscenza delle differenze di impatto ambientale dei vari materiali deve farci comportare in modo più consapevole e sostenibile.
Ad esempio, chi desidera un abito in seta deve essere sicuro di ciò che sta acquistando (qualità, design, taglia…), perché dovrà prendersene cura e usarlo per molti anni, cioè il tempo necessario per ammortizzarne l’impatto ambientale.
Leggi di più sull’indagine di Altroconsumo
Lavorare nel mondo della moda Green
La moda è uno dei settori a più alto tasso di innovazione, grazie all’incontro sempre più proficuo tra ricerca scientifica e trasformazione aziendale. Proprio al settore dell’abbigliamento, quindi, possiamo guardare per scoprire alcuni dei green jobs del futuro e i relativi stipendi stimati da Vogue Business, che chiarisce: spesso non si tratta di creare nuove professioni, ma di rimodellare quelle esistenti.
- 1. Bioingegnere: si occupa della ricerca e della produzione di biomateriali.
Titolo di studio richiesto: un dottorato in chimica o chimica organica. - 2. Chimico tessile: ricerca e sviluppa nuovi metodi per prolungare il ciclo di vita degli indumenti, riducendo la produzione dei rifiuti attraverso l’innovazione dei materiali.
- 3. Autenticator: Controlla il prodotto prima della vendita, assicurandosi che ogni dettaglio sia esatto: dalle etichette alla tonalità di colore dell’abito.
Titolo di studio richiesto: storia della moda o storia dell’arte. - 4. Sustainability manager: coordina e implementa le politiche di sostenibilità. Il ruolo richiede competenze giuridiche e di logistica oltre che manageriali.
- 5. Circular Design Assistant: aggiorna lo staff sulle policy di economia circolare e si assicura che vengano messe in pratica.
- 6. Responsabile del riciclaggio dei tessuti: lavora nelle aziende che si occupano di riciclare i tessuti ed è il punto di riferimento a livello di business per quei brand che vogliono affrontare il problema dei rifiuti.
I migliori marchi di moda sostenibile

Di fronte ad un’attenzione maggiore dei consumatori sulla moda sostenibilile, i primi a muoversi sono state le grandi firme come Stella McCartney, ma anche i campioni del low cost come Asos, Zara e H&M, che dedicano intere sezioni delle loro collezioni alla moda ecosostenibile.
E poi ci sono nuovi brand emergenti che hanno puntato tutto sul design e la sostenibilità. Ecco alcuni esempi da tenere sott’occhio:
Fondato nel 2004, il brand ecosotenibile di sneakers Veja lavora con piccoli produttori dislocati in tutto il Brasile. Tra i brand di moda ecosostenibile francesi più amati, si batte per il rispetto dell’ambiente e dei diritti umani e produce alcuni modelli 100% vegani.
Mara Hoffman ha fondato il suo omonimo brand ecosostenibile nel 2000. 15 anni dopo la sua fondazione, il marchio è ormai uno dei big player della moda ecosostenibile. Materiali green e processi di produzione nel rispetto dell’ambiente contraddistinguono questo brand, diventato famoso soprattutto grazie al suo beachwear cool e nature friendly in econyl®, un materiale brevettato in nylon rigenerato.
Reformation è tra i brand di moda ecosostenibile più amati dalle fashioniste e celebrities.
l marchio americano il cui credo è celebrare la figura femminile esaltandola il più possibile (“Being naked is the #1 most sustainable option“) fa un lavoro eccelso a livello di fibre e materie prime, con ricerche accurate per garantire abbigliamento ecosostenibile e accessori etici creati nel rispetto dell’ambiente.
Nanushka, tra i marchi abbigliamento di moda ecosostenibile è uno dei più nuovi e sulla cresta dell’onda. Merito di Sandra Nanor, la stilista che si cela dietro questo brand ecosostenibile che ormai è del tutto mainstream e sfila con i suoi vestiti green anche alla NYFW.
Collina Strada è il brand di moda ecosostenibile creato a New York dalla stilista Hillary Taymour. La sua cifra stilistica si basa su abiti che reinventano i grandi classici con dettagli originali al passo con le ultime tendenze. Lanciato nel 2014, è nato con una collezione di borse green prima di farsi strada nel total look.
Chinti & Parker è un brand ecosostenibile inglese, la cui filosofia è “buy better“. Tutta la moda ecosostenibile disegnata dalla stilista Anna Singh dal 2009 a oggi è prodotta in fabbriche selezionate e controllate, che compensano attivamente le proprie emissioni di carbonio attraverso le linee guida della società Carbon Neutral.
Nata in Uruguay, la stilista Gabriela Hearst è cresciuta in mezzo alla natura. E si vede: una volta abbandonato il ranch paterno e trasferitasi a New York, ha lanciato il suo brand ecosostenibile nel 2015. Una linea di “honest luxury“, come lei stessa ama definirla. Vincitrice di numerosi premi eco tra cui il celebre Woolmark Prize (2017).
La stilista Maggie Marilyn ha sempre amato il mondo della natura. Laureata in Moda e Sostenibilità, nel 2016 ha fondato la label che porta il suo nome. Tutti i capi di abbigliamento ecosostenibile firmati Maggie Marilyn sono realizzati con fibre riciclate.
Solo materiali vegan e sostenibili al 100%: è questa la filosofia di Francesca Monaco e Salar Bicheranloo, designer del brand di borse vegane Themoirè, nato a Milano nel 2019. Un’eccellenza del Made in Italy che si sta facendo strada tra le fashioniste. Persino le etichette sulle borse sono realizzate con carta riciclata!
l brand ecosostenibile svedese Filippa K., amatissimo in patria per i suoi capi daily chic, è nato nel 1993 ma da qualche anno ha introdotto nuove tecniche di moda ecosostenibile nella filiera di produzione, prediligendo tessuti naturali e sintetici come cotone organico, tri-acetato, lino e tencel.
La moda sostenibile e consumo

Parlare di moda sostenibile, significa anche avere un nuovo modello di acquisto che si basa sul “comprare meno e meglio, di qualità”.
La sfida della moda sostenibile è combattere il fast fashion ma anche incentivare la moda circolare attraverso i siti di second hand e perché no, usufruire anche del fashion renting, affittare capi o accessori per occasioni speciali.
Tante idee e tendenze per essere sempre più green e sostenibili!