Il tema della violenza sulle donne è un problema che sento molto e non solo nella Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, che si celebra oggi martedì 25 novembre.
Oltre ad un sano spirito di solidarietà con tutte le donne che purtroppo hanno già subito violenza, dovrebbe esserci la consapevolezza che tutte possiamo essere vittime di violenza e anche nei piccoli mondi dorati e felici che con fatica ci siamo costruite. E mi piace parlare di questo problema su “Amiche di Smalto” perchè è un tema che riguarda tutte le donne, la nostra libertà e dignità, alle quali teniamo tantissimo.
Ci sono tanti modi in cui una donna può subire una violenza. Al primo posto c’è lo stupro ma ci sono anche le botte e le umiliazioni.
C’è la violenza domestica che viene sempre minimizzata perché si pensa sia una questione che si può risolvere in famiglia e le denunce sono solo il 7% dei casi segnalati.
Poi c’è un problema culturale: il report presentato in questi giorni a Montecitorio “Rosa Shocking – Violenza, stereotipi e altre questioni del genere” rivela che un italiano su dieci è ancora convinto che le donne non subirebbero violenza se non indossassero abiti provocanti.
C’è lo stalking, che nell’era digitale può accadere a tutte, e infine – ma solo per chiudere il paragrafo – ci sono delle piccole sottili violenze psicologiche e sessuali che possono accadere tutti i giorni. Ne parlavo qualche giorno fa con delle mie amiche, raccontandoci alcuni episodi accaduti sull’autobus o in metro. Piccole “toccatine” alle quali non sai mai come reagire, se alzare la voce contro questi insulsi molestatori, se chiedere sostegno agli altri passeggeri, se tacere e cercare di dimenticare, come purtroppo spesso accade.
Piccole o grandi che siano queste violenze, la lista è davvero lunga e si parte dal macrocosmo delle mutilazioni e delle donne ammazzate, fino alle piccole violenze fisiche e psicologiche che possono accaderci nel quotidiano anche in metro.
Possibile – mi chiedo – che siamo ancora a questo? Che non siamo libere di indossare quello che vogliamo, che dobbiamo sempre stare attente al nostro comportamento? che dobbiamo ancora lottare per la dignità? Possibile che gran parte dei reati contro le donne si consumino soprattutto nell’ambito familiare dove dovremmo essere più protette?
La crescita delle violenze è capillare in tutta Italia, senza distinzione tra nord e sud, con l’unica differenza che al centro-nord ci sono più organizzazioni di aiuto rispetto al sud, dove è vive ancora la cultura della ritrosia ad ammettere che si subisce violenza, per paura e soprattutto per vergogna.
Solo nel 2015, dal 1 gennaio al 3 ottobre, 1100 donne tra i 18 e i 75 anni, si sono rivolte al “Telefono Rosa”, il servizio a disposizione di tutte coloro che voglio rompere la catena del silenzio”, racconta il Presidente Gabriella Moscatelli.
La paura di denunciare agli organi competenti dell’autorità giudiziaria non ferma le donne a rivolgersi a noi: parlano, anche perché sanno anche di essere assistite psicologicamente e legalmente
La battaglia contro la violenza deve coinvolgere soprattutto gli uomini e in particolar modo i ragazzi. Per cambiare una cultura a quanto pare così rozza, c’è bisogno di un’educazione efficace soprattutto sui ragazzi, che diventeranno gli uomini e i padri del futuro.
Infine mi piace anche segnalare due novità importanti che riguardano proprio il web, in cui le relazioni a volte nascono e possono diventare pericolose.
Violenza contro le donne: le novità sul web
Lo scorso anno hanno debuttato su Google Play e App Store debuttava Sos Stalking, la app creata dall’omonima associazione milanese con il patrocinio della provincia meneghina. Tramite l’applicazione, la vittima o chi si sente minacciato può geolocalizzarsi in pochi secondi e vedere sullo schermo dello smartphone i centri antiviolenza e le sedi delle forze dell’ordine più vicini.
Non solo: scrivendo email e numero di telefono in un apposito form, entro 48 ore si viene ricontattati dal team di avvocati e psicologi dell’associazione per una consulenza gratuita. Da maggio a oggi l’applicazione è stata scaricata più di 10mila volte.
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Save the Woman è il nome di un’altra applicazione lanciata da Smartland, società impegnata nello studio di strumenti informatici per il sociale, insieme alla criminologa Roberta Bruzzone. La app non interviene quando la violenza è già in atto, ma è fatta per prevenire gli episodi di violenza.
Si parte con un test progettato da un team di ingegneri, psicologi e criminologi da fare direttamente sul proprio smartphone. Una volta stabilita, in base ai risultati del test, la misura del rischio di violenza di una donna con il proprio partner, la app consiglia di rivolgersi a uno dei centri antiviolenza pubblici nella regione di provenienza o a uno degli specialisti segnalati.
Care Amiche di Smalto speriamo un giorno di non vedere più scarpette rosse vuote, ma solo ai nostri piedi.
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