Come definire Suburra se non un filmone! Non è una definizione autorevole ma mi adatto al contesto romano. Dopo Gomorra ho adorato anche questo "affresco romano" di Stefano Sollima. Il film ha un respiro internazionale, una vera crime story con un cast eccezionale, che rende il film ancora più unico. Come in Gomorra, il film si articola nella storia di diversi personaggi emblematici che rappresentano tutti i mali di Roma e dell'Italia e di un potere che logora tutti e soprattutto chi ce l'ha.
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Napoletana di nascita e romana di adozione, c’è una sottile linea rossa che unisce me e il regista di Suburra, Stefano Sollima, e sono appunto queste due meravigliose città, Napoli e Roma.
Due città di cui Sollima ha raccontato le viscere: Napoli con Gomorra – La serie e adesso Roma con il film più bello dell’anno, Suburra.
Ma adoro i film di Sollima, non solo per un legame affettivo ma soprattutto per la rappresentazione di realtà che ho sfiorato a Napoli e che ora vedo a Roma, da cittadina, come riflessi della corruzione, di tutto quello che non funziona, di una città unica al mondo che sta diventando sempre più invivibile.
Dopo A.C.A.B., Stefano Sollima torna al cinema, reduce dal grande successo internazionale di Gomorra – La Serie, con una storia che incarna i pregi e i difetti dell’Italia di oggi, partendo dall’affresco criminale di una città unica al mondo: Roma.
La Suburra dell’Antica Roma e quella di oggi

È incredibile come certi film arrivino sempre nel momento giusto, e non solo per le dimissioni del sindaco di Roma e per i casi di corruzione all’ordine del giorno ma perché – e lo dico da cittadina – ovunque ti giri vedi una città che si sta spegnendo, vedi periferie degradate e nascosto, dietro tanta prorompente bellezza vedi anche un lato B che stona, capisci che Suburra non è più un antico quartiere e ma una realtà moderna e pulsante.
Suburra infatti, nell’antichità era un quartiere ai piedi del Palatino, un ghetto dove c’erano bordelli e taverne, un punto di incontro tra nobili senatori e gente di malaffare: qui mondi distanti e apparentemente inconciliabili tra loro entravano in stretto contatto.
La Suburra dell’Antica Roma e quella di oggi sembrano unite da un sottile filo lungo oltre 2000 anni, regolata dagli stessi immutabili meccanismi, con poteri insospettabili che continuano a garantire un equilibrio delicatissimo, tra il potere e la strada, per cercare il modo più rapido ed efficace di fare affari, di fare soldi.
Suburra: la trama del film

Nell’antica Roma, la Suburra era il quartiere dove il potere e la criminalità segretamente si incontravano. Dopo oltre duemila anni, quel luogo esiste ancora.
Perché oggi, forse più di allora, Roma è la città del potere: quello dei grandi palazzi della politica, delle stanze affrescate e cariche di spiritualità del Vaticano e quello, infine, della strada, dove la criminalità continua, da sempre, a cercare la via più diretta per imporre a tutti la propria legge.
Il film è la storia di una grande speculazione edilizia, il Water-front, che trasformerà il litorale romano in una nuova Las Vegas. Per realizzarla servirà l’appoggio di Filippo Malgradi (Pierfrancesco Favino), politico corrotto e invischiato fino al collo con la malavita, di Numero 8 (Alessandro Borghi), capo di una potentissima famiglia che gestisce il territorio e, soprattutto, di Samurai (Claudio Amendola), il più temuto rappresentante della criminalità romana e ultimo componente della Banda della Magliana.
. @AmicheDiSmalto ad esempio il Dubai sulla Tiburtina, quando l'ho visto non riuscivo a crederci.
— stefano sollima (@StefanoSollima) 16 Ottobre 2015
Ma a generare un inarrestabile effetto domino capace di inceppare definitivamente questo meccanismo saranno, in realtà, dei personaggi che vivono ai margini dei giochi di potere come Sebastiano (Elio Germano), un PR viscido e senza scrupoli, Sabrina (Giulia Elettra Gorietti), un’avvenente escort, Viola (Greta Scarano), la fidanzata tossicodipendente di Numero 8 e Manfredi (Adamo Dionisi), il capoclan di una pericolosa famiglia di zingari.
.@AmicheDiSmalto i 2 personaggi femminili sono i soli portatori di un sentimento che non verrà mai contaminato, gli unici positivi.
— stefano sollima (@StefanoSollima) 16 Ottobre 2015
Suburra è film di genere, un crime story che si svolge in un arco temporale brevissimo. Sette giorni in cui ogni personaggio coinvolto proverà ad anticipare le mosse dell’altro scatenando una guerra senza quartiere che finirà per coinvolgere colpevoli e innocenti, criminali, cittadini perbene, politici e cardinali. Sette giorni prima che il governo, e con esso la Suburra, crolli.

Fare un film come Suburra non è stato semplice. Non solo nello sviluppo (11 versioni di Sandro Petraglia e Stefano Rulli, coadiuvati dagli autori del libro originale, Carlo Bonini e Giancarlo De Cataldo), ma anche e soprattutto nell’organizzazione delle riprese.
Come spiega il produttore Riccardo Tozzi:
Il film si svolge in larga parte di notte e quasi sempre sotto la pioggia: due elementi costitutivi del sentimento del film e quindi inevitabili. In ambienti diversissimi della città. Il centro coi luoghi del potere, Ostia, la periferia Est; case borghesi, ville da festa, Parlamento e Vaticano, baracche e stazioni. Scontri a fuoco, inseguimenti, manifestazioni. Oltre 11 settimane di ripresa, spesso in condizioni estreme, con una troupe entusiasta ma insonne. Un costo finale poco sopra i sette milioni. Poco in rapporto al valore produttivo. Molto, per un mercato come quello italiano che non consente dimensioni produttive importanti. Un rischio che abbiamo preso, sperando che la qualità trovi alla fine il pubblico e le risorse per continuare su questa strada.
Così i protagonisti raccontano il film:
Per come è raccontata nel film, Suburra è principalmente un luogo dell’anima dei personaggi, ma a me sembra che viva ancora…
Per ricostruire con precisione la complessità dei diversi mondi che abitano la Suburra abbiamo svolto un lavoro di ricerca e documentazione minuzioso, quasi maniacale, che mi ha regalato l’esperienza di intraprendere un viaggio nella mia città però con occhi diversi, di scoprirne aspetti prima sconosciuti o forse semplicemente osservati distrattamente, di capirla meglio. Il regista, di professione, crea mondi e accompagna lo spettatore in un viaggio, che deve essere disposto a fare lui stesso in prima persona e questa volta il cammino mi ha riportato a Roma. La mia Roma.
STEFANO SOLLIMA