Di Emanuela Filice
Care amiche di smalto, portatrici più o meno mentalmente sane di minori al di sotto dei 14 anni, siamo nuovamente in DAD, anzi, FINALMENTE in DAD. Eh sì, basta con questi stereotipi di massa che vorrebbero relegare la DAD ad un fenomeno destrutturante del tessuto socio economico partendo dalle basi, ovvero dalla scuola. Cerchiamo di guardare oltre gli schemi, diamoci una possibilità per uscire da considerazioni di massa e scaliamo le vette della vera libertà di pensiero.
DAD è bella, DAD è sana. E vi spiego perché.

. Dimenticate la sveglia delle 6:45 (o delle 6:25 se includiamo doccia con capelli).
Contando che le lezioni online iniziano verso le 9:00 e anche il nostro collegamento aziendale in VPN, possiamo dormire fino alle 8:45/8:50, se non includiamo doccia e denti, ovviamente.
Una volta in piedi, possiamo facilmente rotolare verso la cucina e, solo dopo aver acceso l’interruttore della luce (che fa tanto piena attività), finalmente entrare nella stanza dei minori e svegliarli con la stessa convinzione con cui la suora del catechismo analizzava il concetto di “atti impuri”.
- Dimenticate le urla strazianti.
Svegliare i preadolescenti non è mai stato così facile. “Sono quasi le 9:00, dai su, non ti alzi? Si?! Brava?! No?! Sticazzi”.
Senza urla, senza minacce, senza violenze corporali. Al massimo ti colleghi tu, elimini la telecamera e ciaone.
- Dimenticate la macchina in doppia fila.
Non so dove abitate voi, ma nella mia zona (Roma Nord, che fa anche tanto fico), prima di poter pensare di dover accompagnare un figlio a scuola e solo successivamente ipotizzare di raggiungere il posto di lavoro e procedere in tempo utile con l’opportuna timbratura, devi avere veramente una sfortuna sfacciata, diciamo anche culo!

Devi, cioè, pregare tutti i santi più simpatici e meno occupati, affinché intercedano con gli utenti del bar di zona perché non lascino la loro macchina in seconda fila, bloccando proprio la tua (che poi, è sempre la mia!). I miei figli, ad esempio, ancor prima del buongiorno mi chiedono con sguardo al futuro, “mamma, dove hai lasciato la macchina?!”.
Almeno 3 giorni su 5 infatti, mi tocca inveire contro qualche autoctono che pensa bene di chiudersi nel bar, a inzuppare il cornetto nel cappuccino alla 8 del mattino e che si stupisce, di come alcune persone come me, conoscano tante parolacce in diverse lingue, da sciorinare tutte insieme e anche al contrario, brandendo una chiave nella mano destra a minacciare di graffiare la portiera della macchina puzzosa (giuro non l’ho mai fatto però, eh?!).
- Dimenticate il traffico
Vogliamo parlare di quante volte ci siamo detti “Roma è una città invivibile!!! Si vive nel traffico! Se dovessi contare quante ore passo nel traffico ogni giorno, farei in tempo ad andare a piedi fino ad Anzio, farmi mettere du’ extension da Federico Fashion Style e tornare in tempo per farmi un giretto alla Rinascente”.
Tutto questo è ormai un lontano ricordo. Meglio la ricrescita dell’inquinamento urbano. Questo è il vero femminismo.
- Dimenticate il pranzo per i figli.
Eh sì, perché, confessiamolo, il nostro essere madri lavoratrici, costrette, nostro malgrado, lontane dal focolaio domestico, ci porta a definire il pranzo per i semi individui brufolosi a volte già dalla sera prima. Certo, parliamo di una piadina, di un hamburger al massimo.
Adesso no! Siamo tutti a casa è vero, ma io lavoro e si sa, con lo smart working si lavora di più, molto di più. Si lavora senza pausa e senza orari.
E così, al “mamma ho fame”, si può rispondere senza indugio, “Vedi tu! al massimo mangi stasera!”. Et voilà.
- Dimenticate la sensazione di “genitore per caso”.
Prima della DAD, ho subito anni di vera umiliazione del mio ruolo di madre, ancor prima di quello di donna. Avete presente le recite per la festa della mamma, del papà, della zanzara tigre, della mimosa, della zia in carriola?! Bene, io non ho mai potuto essere presente. Vestivo i miei figli come da indicazioni delle altre madri e poi li affidavo al caso.

A questo, si aggiungevano i colloqui con i maestri e professori, sistematicamente evasi con le stesse strategie che applicavo al liceo quando tiravo filone. Avevo tutte le buone intenzioni di andare a scuola e alla fine non entravo.
Poi, accadeva di incontrare, per strada o al supermercato, un insegnante qualsiasi di uno qualsiasi dei miei figli, al quale mi presentavo precipitosamente per sentirmi rispondere, con lo stesso sguardo inquisitorio che mia nonna usava per chiedermi se avevo rubato i soldi dal suo portafogli, “quindi, lei è la mamma di…?!?!?!”.
Ma questi tempi sono finiti, anche io parlo con i professori, previa prenotazione sulla piattaforma ZOOM, ovviamente.
Adesso anche io sono una vera madre!
- Dimenticate la spesa dell’ultima ora
Quante volte, dopo aver lavorato l’itera giornata come un ciuco, si fa il clamoroso errore di chiamare un figlio o la dolce metà per annunciare la propria fuoriuscita vittoriosa e senza intoppi dal luogo di lavoro?! Mai, e dico mai, una frase che suoni, “Oh cara, metto su l’acqua per la pasta?!”. Oppure, “Oh mammina, apparecchio la tavolina!?”.
Piuttosto, sistematicamente, “Senti, se riesci ad andare al Conad, prima di tornare a casa, ho scaricato due cose da comprare, le trovi nella lista della spesa di Alexa”.
Bene! Adesso io sono già a casa e se volete qualcosa, alzate il sedere dalla sedia e al Conad (e non solo), vi ci mando io. Ecco.
- Dimenticate trattamenti anti pediculosi.

Ad ultimo, vorrei ricordare a tutti quelli che si lamentano della DAD e dell’impatto negativo sui nostri figli, come il crollo delle vendite di shampoo e spray Paranix, come di tutti i prodotti anti pediculosi, abbia avuto invece un impatto molto positivo su noi genitori!
Insomma, amiche di smalto, quello che bisogna imparare da questa esperienza, è guardare sempre il lato positivo.
La felicità, a volte, è anche nell’assenza delle cose piccole (e nere).